Patagonia - Cerro Torre

Cerro Torre - Ripetizione via Maestri  "Via del compressore" 

M. Petronio S. Zaleri  21/11/1987

 

FINO A IERI UN SOGNO…OGGI UNA REALTÀ

…sono arrivato in cima al Cerro Torre, mi sembra incredibile! Eppure le diapositive parlano chiaro …ma allora ... la splendida avventura che ho vissuto con Mauretto ... non è un sogno!?!

 

È passato tutto così in fretta che mi è parso di vivere una favola.

Un giorno di settembre ci siamo incontrati in un negozio di Trieste e parlando del più e del meno, salta fuori un'idea: «Andiamo in Patagonia?». Per me è stata un'emozione unica. Fino a ieri avrei giurato che non sarei mai andato in spedizione e adesso ho questa occasione fantastica. Rapidamente ho racimolato tutto il materiale che ci occorre e ho fatto i conti delle mie finanze concludendo che sarei comunque partito. Sinceramente era un po' sconcertato; fino ad ora guardavo le foto sui giornali e leggevo delle grandi imprese di quegli alpinisti quasi immortali e sognavo di poter anch'io un giorno raggiungere la vetta del Torre, ma lo facevo sapendo che era un'utopia. Invece dopo un mese ero in viaggio verso il Sud America.

Sono partito un po' preoccupato per due motivi. Nei due mesi prima della partenza non avevo arrampicato e quindi le mie condizioni fisiche erano abbastanza precarie. Il secondo motivo era che non avevo mai arrampicato prima con Mauretto ma sapevo comunque che era un bravo alpinista e poi stare per due o tre mesi sempre con la stessa persona accanto...litigio sicuro. Invece no! C'è stato qualche momento di tensione, inevitabile, ma non abbiamo mai litigato. Al nostro ritorno erano in molti quelli che non ci credevano.

Dopo quattro giorni dalla partenza da Milano eravamo già al campo base. Velocissimi anche se il viaggio era interminabile: Milano, Amsterdam, Toronto, Lima, Santiago, Buenos Aires. Con l'aiuto di Paolo e Mariagrazia, parenti di Mauro che vivono in Argentina, abbiamo comperato le ultime cose e via. Un altro aereo, un pullman, una camionetta e finalmente siamo arrivati nel Parco Nazionale del Fitz Roy. Il tutto sempre con le nostre creature per un totale di 150 kg.

Argentina paese stupendo. Gente poverissima ma tanto ospitale e socievole. Un mondo dove la vita non è basata solamente sul denaro e sui beni materiali, ma bensì sul rapporto umano. Esistono ancora dei valori che noi super civilizzati e super viziati non conosciamo più.

Al nostro arrivo al campo base ci è stata negata la splendida vista del Cerro Torre - Fitz Roy per via del brutto tempo. Solo dopo il quinto giorno, alzandomi come al solito verso le undici, ho intravisto qualcosa di spaventoso tra gli alberi. Una meravigliosa guglia di granito ricoperta da una corazza di ghiaccio mi stava di fronte, proprio come nelle foto. Ma questa volta la montagna non era di carta.

Al campo base c'erano poche spedizioni ma tutta gente conosciuta: Giordani, Orlandi, Giarolli, Karo, Jeglic; tutti molto cordiali e socievoli. Abbiamo passato tanti giorni assieme nella baracca di legno aspettando il bel tempo e condividendo cibo e sigarette che purtroppo sono finite già la prima settimana.

Il primo tentativo della via Maestri si è concluso a metà spigolo. In una giornata siamo arrivati sulla grande spalla alla base dello spigolo, abbiamo bivaccato nelle trune di ghiaccio e il giorno seguente siamo arrivati fino alla zona delle torrette. Purtroppo ha incominciato a soffiare il tanto temuto Azul che ci ha invitati, non tanto cortesemente, a scendere.

È duro ricominciare a un passo dalla vittoria, soprattutto su una montagna come il Torre dove è possibile che il bel tempo non ritorni per anche un mese e più. Quanta fatica per niente!!

Siamo scesi al campo base e ci siamo rimasti per un'altra settimana durante la quale un gruppo trekking tedesco, per ringraziarci dell'ospitalità, ci ha regalato un pacchetto di Marlboro. A volte basta pochissimo per fare felice un essere umano. Lo so che un buon alpinista non dovrebbe fumare, ma in tutti quei lunghi giorni di attesa, se non ci fossero stati i «petardi» sarebbe stato un problema.

Finalmente tornava il bel tempo e carichi di tanta volontà e speranza, siamo partiti per il secondo tentativo. In una sola giornata siamo arrivati al punto più alto raggiunto nel tentativo precedente in due giorni. Una bella tirata ma d'altra parte ci rendevamo conto che più di due giornate di bel tempo consecutive non esistevano. Abbiamo bivaccato seduti su un gradino scavato nel ghiaccio, legati alla parete e senza sacco piuma che abbiamo lasciato al campo base per motivi di peso. Per fortuna in quei momenti si ha tanta energia in corpo che ogni disagio viene facilmente sopportato.

Al mattino il tempo sembrava mettersi al brutto e la tensione aumentava. Nel caso avessimo dovuto rinunciare nuovamente, avrei avuto la forza di ritornare un'altra volta fin lassù?

Ma la fortuna ci ha assistito e tiro dopo tiro siamo arrivati alla base della parete finale. I due funghi di ghiaccio che sporgono dalla cima incombevano sulle nostre teste e ci facevano respirare aria di vittoria. Alle 15.30 del 21 novembre siamo arrivati sulla vetta del Cerro Torre dopo 2400 metri di dislivello. Che fadiga! In cima abbiamo festeggiato il compleanno di Mauro che compiva quel giorno 30 anni.

Purtroppo durante la difficile discesa tentando di recuperare una corda doppia, mi sono ferito ad una gamba. Il ritorno al campo base è stato tragico. Senza dubbio è stata la più brutta e pericolosa esperienza della mia vita, la volta che ho rischiato di più ma per grazia di Dio tutto si è

Concluso bene. Abbiamo dovuto così rinunciare ai nostri programmi alpinistici e ad un giro turistico nel Sud America.

La via Maestri è senz'altro un'ascensione di grande impegno soprattutto psicologico perché è situata in un ambiente molto severo. Comunque nulla di impossibile, anzi, sono sempre più numerose le cordate che si misurano con questa montagna e sebbene i fallimenti siano ancora tanti, penso che tra non molto il Torre perderà parte del suo mito che lo ha caratterizzato per quasi vent'anni.

È senz'altro un'esperienza ai massimi livelli che consiglio vivamente a tutti quelli che vogliono vivere una grandissima avventura.

Intanto, appena rientrato, sto già impegnando tutte le mie forze per organizzare un altro viaggio in Patagonia dove mi piacerebbe svernare per realizzare un paio di idee buone. Tutto questo sempre che io riesca a trovare dei finanziamenti, cosa che a Trieste è molto difficile!

Ringrazio la Società Alpina delle Giulie ed il G.A.R.S. per avermi aiutato finanziariamente ed i negozi Papi Sport e Metromarket per averci regalato o prestato del materiale.

Da “ALPI GIULIE 1988 82/1”

Stefano Zaleri “Calicetto”